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Quiday

Preziosissimo documento della giornata di ieri 6 giugno 2015 alla Rocca Abbaziale di Subiaco dove si è svolto il Quiday, manifestazione organizzata da Quid Free Mag, giornale free press a un anno dalla sua prima pubblicazione. Alla manifestazione hanno partecipato le ass. della valle dell'Aniene. In foto la sala sotto l'orologio dedicata all'arte della calligrafia, pirografia, serigrafia e stampa con Eclario Barone e Paula CaccavaleAlessio ChecchiL'Arca di corrado Guarda l'album completo su fb qui

Valerio Barba








www.valeriobarbadesign.blogspot.it 

Pirografia

(Articolo aggiornato al 10.07.2017) 

Dove ha origine la pirografia, che cos'è e chi la esercita e soprattutto perché si pratica ancora una tecnica artigianale, così particolare e poco popolare?  

La pirografia è una tecnica di incisione. In un primo tempo la Pirografia non era classificata come la pittura e la scultura ma come un'arte minore o tribale, veniva usata per la decorazione dei manufatti per esempio: strumenti musicali, utensili da cucina e fra i più diffusi ci sono le zucche secche usate come vasi domestici.Si suppone che il processo di scrivere con il  fuoco sia stato praticato da un vasto numero di culture antiche incluso gli Egiziani e alcune tribù dell'Africa. 

Secondo Kathleen Menendez del Museo dell'Arte Pirografica, l'esempio più antico che si ha in Pirografia è "un contenitore" decorato con fiori e colibrì trovato nel Perù, uno dei principali luoghi di nascita della Pirografia.Per definizione la pirografia (dal greco antico: "scrittura col fuoco") è una tecnica d'incisione, per mezzo di una fonte di calore, su legno, cuoio, sughero o altra superficie, praticata attraverso l'uso di un pirografo. Il pirografo è uno strumento molto simile ad una penna con una punta di  platino o nichel-cromo che viene surriscaldata. I moderni pirografi non sono altro che semplici trasformatori elettrici che convertono la corrente elettrica di rete in corrente di bassa tensione.

Questa punta, dalle forme più varie e variamente invasive, resa incandescente dalla corrente, bruciando incide il legno e lo segna per sempre. Proprio come si può fare con una normale matita da disegno, anche con il pirografo, a seconda della forma della punta, dell'inclinazione durante l'uso e della pressione esercitata, è possibile modificare la linea di bruciatura compiuta.La pirografia nasce come un arte decorativa sul legno ma nulla vieta di riprodurre veri e propri ritratti o paesaggi. La pirografia può essere utilizzata per realizzare prodotti artigianali, oggettistica in legno per la casa, ma non solo. Piatti, taglieri, targhe. Se praticata sapientemente può dar vita ad autentiche opere d'arte, pezzi unici e originali. 

Creazioni artigianali in pirografia di Valerio Barba
Per info visita e scrivi ad Arseco, Pensare confonde le idee

Da cosa nasce cosa

Condivido un estratto del libro di Bruno Munari Da cosa nasce cosa invitando alla lettura di questo testo molto interessante. Riporto di seguito una piccolissima parte dove Munari si concentra sul bisogno di semplificare in relazione stretta con la creatività, elogiando il lavoro intellettuale di sintesi nel progetto di un designer. Complicare è molto più facile, basta aggiungere tutto quello che ci viene in mente. Semplificare è un lavoro difficile.
Concetto che sta alla base della comunicazione visiva. 

Valerio Barba   


Semplificare vuol dire cercare di risolvere il problema eliminando tutto ciò che non serve alla realizzazione delle funzioni. Semplificare vuol dire ridurre i costi, diminuire i tempi di lavorazione, di montaggio e di finitura.Vuol dire risolvere due problemi assieme in un unica soluzione. Semplificare è un lavoro difficile ed esige molta creatività. Complicare è molto più facile , basta aggiungere tutto quello che ci viene in mente senza preoccuparsi se i costi vanno oltre i limiti di vendita se ci si mette più tempo a realizzare un oggetto, e via dicendo. Bisogna dire però che il pubblico in genere e più propenso a valutare il tanto lavoro  manuale che ci vuole a realizzare una cosa complicata piuttosto che a riconoscere il tanto lavoro lavoro  mentale che ci vuole per semplificare , dato che poi  non si vede. Infatti la gente di fronte a soluzioni estremamente semplici che magari hanno  richiesto lunghi tempi di ricerche e prove dice: ma come, è tutto qui? ma questo lo so fare anche io! Quando qualcuno vi dice questo lo so fare anche io vuol dire che lo sa Rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima.

Bruno Munari, pittore designer sperimentatore di nuove forme d'arte, ha segnato una svolta fondamentale nella storia del design in Italia e nel mondo.

<< Tra i grandi libri di Munari, questo è quello che forse maggiormente rende felici i lettori per la leggerezza incantata con cui li porta a scoprire che saper progettare non è dote esclusiva e innata di pochi. C'è in ognuno di noi una creatività che Munari in queste pagine aiuta a sviluppare e a mettere in luce. >>



Helvetica, il primo film sul graphic design.

Helvetica il primo film dedicato al graphic design e alla tipografia. Ha avuto l’ambizione di presentare al grande pubblico, non solo dei designer, la storia e il valore culturale, psicologico ed estetico di un carattere che milioni di persone si trovano di fronte, in tutto il mondo, diverse volte al giorno.


Helvetica è una pellicola indipendente, un film-documentario sulla tipografia, il disegno grafico e la cultura visiva globale.
Mostra la proliferazione di un set dei caratteri (celebrandone il cinquantesimo compleanno nel 2007) come componente di una più grande conversione di stili comunicativi.
La pellicola è un’esplorazione ed allo stesso tempo una discussione con i progettisti della comunicazione circa il loro lavoro, il processo creativo e le scelte estetiche dettanti l’utilizzo di un font, piuttosto che di uno stile.
Il documentario, di produzione indipendente, prodotto e diretto adesso da Gary Hustwit ha l’ambizione di presentare al grande pubblico, non solo dei designer, la storia e il valore culturale, psicologico ed estetico di un carattere che milioni di persone si trovano di fronte, in tutto il mondo, diverse volte al giorno.

Gli intervistati in Helvetica includono alcuni dei nomi più illustri e più innovatori nel mondo del design, compreso Erik Spiekermann, Matthew Carter, Massimo Vignelli, Wim Crouwel, Hermann Zapf, Neville Brody, Stefan Sagmeister, Michael Bierut, Jonathan Hoefler, Tobias Frere-Jones, Experimental Jetset, Michael C. Place, Norm, APFEL, Pierre Miedinger, Bruno Steinert, Otmar Hoefer, Rick Poynor, Lars Muller e molti altri.
Helvetica è il primo film dedicato al graphic design e alla tipografia.

www.draft.it

Wassily Kandinsky

Nacque a Mosca il 16 dicembre del 1866, da allora sono trascorsi ben 148 anni dalla sua nascita. Nel 1892 si laurea in legge, sposa la cugina Anja Cimiakin e quattro anni dopo rifiuta un posto di docente all'università di Dorpat in Estonia per studiare arte a Monaco di Baviera. Nel 1901 fonda il gruppo Phalanx, tra i suoi studenti conosce la sua futura compagna Gabriele Münter. Dipinge temi fantastici della tradizione russa e leggende del medioevo tedesco. Nel 1912 pubblica Lo Spirituale nell'Arte, in cui teorizza il rapporto tra forma e colore, alla base dell'astrazione. "Effetto fisico" ed "effetto psichico" sono per il pittore russo le due conseguenze dei colori, tra sensazioni momentanee da un lato e vibrazione trascendentale dall'altro. 

Tante parole si potrebbero scrivere sulla sua apprezzata produzione artistica, ma vogliamo ricordarlo oggi con i significati e le proprietà che attribuì ai colori primari e secondari: sono i colori della sua vita e del suo prezioso lavoro, elementi essenziali dei suoi capolavori che l'artista associa anche al suono di alcuni strumenti musicali. Cominciamo quindi dal giallo che per Kandinsky è follia vitale, irrazionalità cieca. Utilizzando una metafora, è come il suono di una tromba. Ma il giallo è anche eccitazione che può generare nuove idee. L'azzurro invece, per il pittore russo, indica distanza.  Lo strumento musicale che potrebbe rappresentarlo al meglio è il flauto.

Il blu invece, colore del cielo, è profondo: se è intenso può generare quiete, se vira sul nero diventa drammatico. Lo strumento musicale che si avvicina di più? Il violoncello. Il rosso è irrequieto, vivace, vitale. Se è scuro concilia la meditazione ed è paragonato al suono di una tuba. Energia e movimento sono espressi dal colore arancione che si può paragonare al suono di una campana o di un contralto. Il verde? Assoluta mobilità in un'assoluta quite. Fa annoiare, insomma, questo colore?
Piuttosto produce un appagamento e ha i toni semigravi del violino. Passiamo al viola, un colore instabile per Kandinsky, paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto. Il marrone esprime invece ottusità, durezza, mancanza di dinamismo.  Il grigio, come il verde, è ugualmente statico ma il muro di silenzio assoluto, sentito interiormente come non-suono, è il bianco. Ma il silenzio è come una battuta e l'altra di un'esecuzione musicale e prelude dunque altre note. Il bianco è vita, al contrario del nero, che è mancanza di luce e presagio di morte. La pausa finale di concerto anche se fa risaltare tutti gli altri colori. 

La repubblica.it


Valerio Barba, creativo, blogger, progettista grafico, amante dell'arte e del design, 
studia e progetta campagne pubblicitarie, disegna caratteri tipografici, sperimenta tecniche artigianali, progetta marchi e identità visive, restyling e redesign marchi, disegna e realizza t-shirt personalizzate.

info: barbavaleriodesign@gmail.com
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La bellezza

Come ho già scritto nel primo articolo non mancheranno nel blog citazioni di grandi personaggi. Il prossimo articolo è di Bruno Munari tratto da Artista e designer 1971. Un testo sulla bellezza. Munari, pittore, designer ha segnato una svolta fondamentale nella storia della grafica e del design in Italia. Buona lettura!
Barba Valerio

Molte persone pensano che esista la bellezza in assoluto e sostengono accanitamente che una certa cosa è bella e un’altra brutta. Si arrabbiano quando uno non capisce quello che intendono dire o mostrare e sono convinte che l’opera d’arte sia soprattutto bellezza spirituale. A parte il fatto che oggi l’arte pura non ha più legame con questo tipo di bellezza assoluta e che oggi si può fare l’arte con qualunque cosa in qualunque modo: il problema della bellezza va esaminato in relazione al codice che lo ha generato.  E’ facile capire che ogni tipo di civiltà ha la sua bellezza; nelle scuole elementari si impara che esiste un tipo di bellezza liberty. Se si allarga l’indagine anche in senso geografico, se si guarda al di fuori di casa nostra, in altri paesi del mondo, si può scoprire che esiste una bellezza di tipo cinese, una di tipo indiano, una di tipo polinesiano e cosi via. 
La confusione nasce quando, invece della conoscenza tra i vari tipi di bellezza, si instaura la competizione tra questi aspetti e ci si domanda. È piu bella la bellezza cinese o peruviana? Uno può dire: a me piace piu la bellezza cinese. Ma questo è un problema soggettivo  che lascia il problema cosi come lo si è  trovato. 

 La bellezza nasce quindi da vari tipi di codici estetici i quali mutano secondo la civiltà dei popoli. Ogni codice ha un suo tipo di bellezza e possiamo anche  dire che  per ogni momento  per ogni problema per ogni  caso c’è un tipo di bellezza diversa. Ecco  che in questo modo noi siamo divenuti conoscitori di molti tipi di bellezza e li possiamo capire tutti. Mentre con il principio della bellezza unica assoluta universale noi non facciamo altro che limitare il nostro orizzonte.  Il designer quando progetta qualcosa, non si preoccupa di fare una cosa bella, ma si preoccupa che la forma sia coerente con la funzione, compresa quella psicologica (oltre alla funzione pratica) che al tempo della prima Bauhaus non era considerata. Si preoccupa che ci sia una coerenza formale, regola inventabile apposta , se occorre, per cui il tutto risulti logico e armonico, avendo le parti che lo formano, un rapporto dimensionale, materico, dinamico strutturale. Questo tipo di coerenza formale o estetica della logica  si trova anche in natura nelle forme spontanee ed economiche: quelle forme  autogenerantesi che hanno un minimo essenziale di struttura come l'uovo, la nervatura di una foglia, la distribuzione dei semi nel girasole, la spirale crescente di una conchiglia e via dicendo. Non è vero quindi che,  quando una cosa è bella, questa qualità venga capita anche da una persona senza cultura.


E quindi, di conseguenza non ha nessun senso l’antica regola che dice: non è bello ciò che è bello è bello ciò che piace. Secondo questa regola anche il rospo è bello per la rospa. Si potrebbe dire semmai che secondo il codice estetico dei rospi (ammesso che esista e che i rospi ne siano coscienti) la rospa risponde esattamente a certi canoni di bellezza secondo i quali, forse, è brutta la Venere di Botticelli. Resta il fatto che allargando la conoscenza di codici estetici sia nel campo dell’arte sia in quello del design, chiunque può capire la regola generatrice di una forma e trarne appagamento spirituale da più e diverse attività estetiche.L’individuo che conosce una sola regola di bellezza è come quell’italiano che conosce solo gli spaghetti in qualunque paese vada, cerca sempre gli spaghetti. Poi racconta agli amici che in Lapponia fanno malissimo questo gustoso piatto napoletano (di origine cinese). 

di Bruno Munari tratto da Artista e designer 1971
Guarda anche Bruno Munari, Venezia 1992, Una lezione all'Università
info: barbavaleriodesign@gmail.com


Ogni bambino è un artista.

Aggiornato al 07/04/2017
Ripropongo un'articolo di ben tre anni fa molto coerente con l'attività di laboratorio con i bambini che mi vedrà a breve impegnato. Il testo parla di creatività e fanciullezza.

Valerio Barba

“Se volete essere creativi, rimanete in parte bambini, con la creatività e la fantasia che contraddistingue i bambini prima che siano deformati dalla società degli adulti” (Jean Piaget.) Questa frase, dello psicologo Piaget, mi ricorda che per essere creativi, bisogna liberarsi di tutti i condizionamenti imposti dalla società, dall’insegnamento e dall’ambiente che ci ha formato e resi ciò che siamo. Non per questo dobbiamo dimenticare le nostre origini e la nostra cultura, possiamo solo vedere il mondo con altri occhi, quelli della nostra infanzia. L’epoca in cui potevamo viaggiare con la fantasia, e vedere il mondo con la tipica curiosità di chi vede le cose per la prima volta. In ogni persona, c’è ancora quel fanciullo, più i condizionamenti sono stati forti e più sarà difficile risvegliarlo, difficile non impossibile! Il più difficile limite che ci separa dal nostro “io-bambino” è sicuramente la paura di sbagliare. 

Provate a ricordare ciò che sentivate da piccoli, quando creavate qualcosa con le vostre mani, niente regole, niente paura di sbagliare, eravate solo voi e il vostro foglio, i colori, la vostra amata plastilina, le costruzioni ecc. … non era liberatorio, bello ed estremamente creativo?! (piccolo esercizio: chiudete gli occhi e riapriteli pensando che ciò che avete davanti è a voi ignoto, e provate a fare ciò che sentite senza paure, inibizioni, non è forse questo il bello del creare, dell’esprimere il vostro lato artistico?!)

Dovremo tenere vivo il bambino che è in noi, senza di lui non si può creare qualcosa di veramente nuovo, stravolgere le connessioni tra reale e fantasioso e liberarsi dalle catene della vita routinaria e “ordinata”. Niente costrizioni di tempo, fatelo quando potete, e volete. Niente devo, ma solo voglio. Il bambino sa scoprire la realtà che lo circonda con curiosità e meraviglia, se sapremo meravigliarci, davanti all’arcobaleno, alla scoperta di qualcosa di nuovo, ancora allora possiamo dire di essere sulla buona strada, per recuperare quel modo di creare libero e spensierato tipico del fanciullo che è in noi .  “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.” (Antoine de Saint-Exupéry)

di Elisa della Chiesa






































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Il poster gigante da parete!

Dopo aver argomentato nei precedenti post il perchè dei i motivi che mi hanno spinto ad aprire questo blog (leggi il primo articolo ValerioBarbaDesign il Blog!) è doveroso fare una mini presentazione al lettore del chi scrive e ha ideato questo spazio. 

Non vorrei peccare di egocentrismo e cercherò di essere il meno noioso possibile. Sono un creativo e ho studiato grafica per caso. Non ho avuto mai un'abilità nel disegno quale sintomo di un talento o un interesse innato. Ho da sempre avuto fin da bambino però una certa ammirazione per i poster, le riviste, i giornali e i libri come tutti, credo. E come tutti i bambini della mia età collezionavo figurine dei calciatori e schede telefoniche. Nella mia camera da dodicenne avevo poster dei calciatori appesi al muro. Successivamente ancora liceale e inconsapevole della strada che avrei intrapreso mi innamorai dei poster giganti da parete e ne feci mettere uno nella mia stanza. Una vista di una spiaggia caraibica con il mare, la vegetazione. Ricordo che era diviso in strisce verticali larghe mezzo metro incollate al muro. 

Perchè quella scelta? Boh! Non so rispondere. In seguito decisi di abbandonare l'entusiasmo per il calcio per innamorarmi della musica. Quindi nella stanza i calciatori cedevano il posto ai cantanti e alle star del palcoscenico. La mia libreria si riempiva di libri e album musicali. Cominciavo ad indossare magliette con loghi copertine di dischi. Iniziavo cosi a prendere parte all'organizzazione di eventi musicali curando mostre fotografiche a tema nell'ambito di associazioni giovanili. 

La grafica ancora non era diventata la mia passione ma c'erano forti segnali. Finivo il liceo scientifico e inconsciamente mi avvicinai al mondo della grafica. Seguii un corso di cento ore quel tanto mi bastò per capire che dovevo iscrivermi in un accademia e cominciare a studiare progettazione grafica sul serio. Ora è passato qualche anno, ho lavorato in agenzie di grafica e stampa, agenzie web, ho fatto lavori da free lance, ho acquisito conoscenze che voglio qui condividere. Ho avuto un periodo di ripudio da ogni cosa che era software e quindi progettazione al computer cosi da avvicinarmi a lavori manuali. Taglierina, carte di ogni tipo, di ogni grammatura e colore, ossi, punteruoli, cartoncini. Ho cominciato ad apprezzare il packagin e l'art work. In sintesi, sono specializzato nella progettazione di marchi, siti web, font, immagine coordinata, grafica editoriale, manifesti, biglietti da visita, flyer. 

Tutto ciò che risponde al nome di graphic design. Mi sono riappacificato con il mio pc coniugando l'attività manuale e artigianale con la grafica. Infatti una delle particolarità del mio lavoro è quella di applicare le competenze di grafica a tecniche artigianali come la serigrafia artigianale (metodo di stampa) e la pirografia (tecnica di incisione). Con il senno del poi posso dire tranquillamente di essere da sempre innamorato della grafica ma solo ora riesco a giustificare la scelta assurda di quel ragazzo che ha voluto mettere un poster gigante da parete nella sua stanza! 

di Valerio Barba  21/04/2014


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Siamo tutti designer!

Sono dell'idea che tutti possono accostarsi anche un attimo a quello che è design senza rimanere spaventati e quindi capirne il significato. Tutti compresa nostra madre come scrivevo nel precedente post.
 Per questo motivo mi piace coinvolgere nei miei progetti le persone più diverse. E mi innervosisco anche quando esponendo le mie idee questi mi guardano come fossi un alieno. Non posso farci nulla, non riesco a farne a meno di renderli e rendervi partecipi. Vorrei rendere il tutto molto semplice anche ai non addetti ai lavori. Per me è un bisogno interiore quello di comunicare con gli altri. Per gli stessi motivi ho questo spazio sul web dove vi scrivo questo articolo. Chi vi sta parlando è un buon conoscitore del graphic design innamorato della progettazione e che possiede un bella libreria di volumi in merito a progettazione grafica e arte figurativa. In più è affascinato dalla storia, dall'archeologia e dal teatro. 

E' un tipo abbastanza scontroso egocentrico e visionario che ama inventare storie e contenuti. Quindi prendete le sue parole con le dovute distanze. Innanzitutto, si scrive Design si legge Desaìn. Questa pronuncia non deve spaventarci. Il Design è tutto e niente e la traduzione letterale è progetto. Può riferirsi ad ogni cosa. Il significato varia a seconda della parola chiave o keywords che gli mettiamo davanti. Graphic, type, food, wood. Grafica, carattere, cibo, legno. Il graphic design è la progettazione grafica. Il type design è la progettazione di caratteri. Il food design è la forma del cibo. Il garden design è la progettazione giardini. L'interior design è la progettazione di interni e cosi via.

Come abbiamo visto sono concetti molto diversi ma hanno tutti un comune denominatore, la progettazione, che altro non è che la soluzione al problema, ovvero la risposta al bisogno di comunicare e creare qualcosa. Anche un giardiniere potrebbe essere un designer, un progettista. Un'artigiano. Un fabbro. Un falegname! Il compito del designer sta nel progettare un manifesto, una sedia, un giardino o una casa sempre rispettando i due concetti fondamentali: l'estetica e la funzionalità. Se è una lampada dovrà illuminare e consumare poco, se è un manifesto dovrà essere leggibile e diretto se è una casa dovrà essere abitabile e confortevole e cosi via. 

La nostra creazione dovrà essere portatrice anche di contenuti ed ecco che entra in gioco l'estetica. Una casa in campagna che vuole rispettare i principi dell'ecosostenibilità non potrà mai essere progettata in cemento utilizzando colori da paesaggio urbano. Insomma l'estetica deve essere coerente con la funzionalità. La scelta dei colori e dei materiali si fa portavoce di concetti
La stessa cosa per un oggetto o un manifesto pubblicitario. Il contenuto dovrà essere coerente con il contenitore.  Chiunque abbia il motivo di progettare e inventare soluzioni a problemi reali può considerarsi un designer. Siamo tutti designer!

di Valerio Barba  20/04/2014

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ValerioBarbaDesign il Blog!

Finalmente è nato! Un'attesa durata cinque anni dal suo concepimento! Oggi diciannove aprile duemilaquattordici vede la luce ValerioBarbaDesign il blog, dedicato completamente a tutto ciò che è grafica e più in generale all'arte, alla creatività e al design.  
<< Ho freddo. Sono appena nato. Sono nudo, umidiccio. Ma presto muoverò i primi passi e diventerò grande >>. Il blog sarà uno spazio virtuale che raccoglierà articoli e lavori altrui degni di nota, appunti e progetti personali che spazieranno dal graphic-design pensato al computer fino alla pirografia tecnica di incisione realizzata a mano sul legno; dalla creazione di contenuti web come icone, bottoni, banner fino alla serigrafia artigianale tecnica di stampa mediante l'uso di un telaio. 

ValerioBarbaDesign il blog vuole essere un ponte immaginario tra il mondo analogico e quello digitale, un punto di incontro tra passato e presente. Design, arte, creatività, stampa, fotografia, illustrazione saranno solo alcuni dei temi di cui si parlerà all'interno di questo contenitore. Non mancheranno di certo citazioni di grandi figure che più o meno consapevolmente hanno dato molto alla grafica. Duchamp, Kandinskij, Keith Haring, Rodshenko, Bob Noorda, Neville Brody, Herbert Lubalin, Bruno Munari. Pittori, designer, street artist, art director e grafici, figure completamente diverse saranno i riferimenti presenti in questo blog. 

Si parlerà di visual identity, brand image, advertising, viral marketing e molto altro ancora! Nato principalmente dall'esigenza personale di comunicare dei concetti ValerioBarbaDesign il blog vuole essere uno spazio per tutti. Si! Anche per vostra madre e per tutte quelle persone che faticano a capire la creatività e guardano noialtri come marziani. Come diceva Haring, famoso writer statunitense, "l'arte non è un'attività elitaria riservata all'apprezzamento di pochi, è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare." Ecco a me, vi dico la verità, piacerebbe lavorare allo stesso fine.  

di Valerio Barba  19/04/2014


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