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La bellezza

Come ho già scritto nel primo articolo non mancheranno nel blog citazioni di grandi personaggi. Il prossimo articolo è di Bruno Munari tratto da Artista e designer 1971. Un testo sulla bellezza. Munari, pittore, designer ha segnato una svolta fondamentale nella storia della grafica e del design in Italia. Buona lettura!
Barba Valerio

Molte persone pensano che esista la bellezza in assoluto e sostengono accanitamente che una certa cosa è bella e un’altra brutta. Si arrabbiano quando uno non capisce quello che intendono dire o mostrare e sono convinte che l’opera d’arte sia soprattutto bellezza spirituale. A parte il fatto che oggi l’arte pura non ha più legame con questo tipo di bellezza assoluta e che oggi si può fare l’arte con qualunque cosa in qualunque modo: il problema della bellezza va esaminato in relazione al codice che lo ha generato.  E’ facile capire che ogni tipo di civiltà ha la sua bellezza; nelle scuole elementari si impara che esiste un tipo di bellezza liberty. Se si allarga l’indagine anche in senso geografico, se si guarda al di fuori di casa nostra, in altri paesi del mondo, si può scoprire che esiste una bellezza di tipo cinese, una di tipo indiano, una di tipo polinesiano e cosi via. 
La confusione nasce quando, invece della conoscenza tra i vari tipi di bellezza, si instaura la competizione tra questi aspetti e ci si domanda. È piu bella la bellezza cinese o peruviana? Uno può dire: a me piace piu la bellezza cinese. Ma questo è un problema soggettivo  che lascia il problema cosi come lo si è  trovato. 

 La bellezza nasce quindi da vari tipi di codici estetici i quali mutano secondo la civiltà dei popoli. Ogni codice ha un suo tipo di bellezza e possiamo anche  dire che  per ogni momento  per ogni problema per ogni  caso c’è un tipo di bellezza diversa. Ecco  che in questo modo noi siamo divenuti conoscitori di molti tipi di bellezza e li possiamo capire tutti. Mentre con il principio della bellezza unica assoluta universale noi non facciamo altro che limitare il nostro orizzonte.  Il designer quando progetta qualcosa, non si preoccupa di fare una cosa bella, ma si preoccupa che la forma sia coerente con la funzione, compresa quella psicologica (oltre alla funzione pratica) che al tempo della prima Bauhaus non era considerata. Si preoccupa che ci sia una coerenza formale, regola inventabile apposta , se occorre, per cui il tutto risulti logico e armonico, avendo le parti che lo formano, un rapporto dimensionale, materico, dinamico strutturale. Questo tipo di coerenza formale o estetica della logica  si trova anche in natura nelle forme spontanee ed economiche: quelle forme  autogenerantesi che hanno un minimo essenziale di struttura come l'uovo, la nervatura di una foglia, la distribuzione dei semi nel girasole, la spirale crescente di una conchiglia e via dicendo. Non è vero quindi che,  quando una cosa è bella, questa qualità venga capita anche da una persona senza cultura.


E quindi, di conseguenza non ha nessun senso l’antica regola che dice: non è bello ciò che è bello è bello ciò che piace. Secondo questa regola anche il rospo è bello per la rospa. Si potrebbe dire semmai che secondo il codice estetico dei rospi (ammesso che esista e che i rospi ne siano coscienti) la rospa risponde esattamente a certi canoni di bellezza secondo i quali, forse, è brutta la Venere di Botticelli. Resta il fatto che allargando la conoscenza di codici estetici sia nel campo dell’arte sia in quello del design, chiunque può capire la regola generatrice di una forma e trarne appagamento spirituale da più e diverse attività estetiche.L’individuo che conosce una sola regola di bellezza è come quell’italiano che conosce solo gli spaghetti in qualunque paese vada, cerca sempre gli spaghetti. Poi racconta agli amici che in Lapponia fanno malissimo questo gustoso piatto napoletano (di origine cinese). 

di Bruno Munari tratto da Artista e designer 1971
Guarda anche Bruno Munari, Venezia 1992, Una lezione all'Università
info: barbavaleriodesign@gmail.com