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Wassily Kandinsky

Nacque a Mosca il 16 dicembre del 1866, da allora sono trascorsi ben 148 anni dalla sua nascita. Nel 1892 si laurea in legge, sposa la cugina Anja Cimiakin e quattro anni dopo rifiuta un posto di docente all'università di Dorpat in Estonia per studiare arte a Monaco di Baviera. Nel 1901 fonda il gruppo Phalanx, tra i suoi studenti conosce la sua futura compagna Gabriele Münter. Dipinge temi fantastici della tradizione russa e leggende del medioevo tedesco. Nel 1912 pubblica Lo Spirituale nell'Arte, in cui teorizza il rapporto tra forma e colore, alla base dell'astrazione. "Effetto fisico" ed "effetto psichico" sono per il pittore russo le due conseguenze dei colori, tra sensazioni momentanee da un lato e vibrazione trascendentale dall'altro. 

Tante parole si potrebbero scrivere sulla sua apprezzata produzione artistica, ma vogliamo ricordarlo oggi con i significati e le proprietà che attribuì ai colori primari e secondari: sono i colori della sua vita e del suo prezioso lavoro, elementi essenziali dei suoi capolavori che l'artista associa anche al suono di alcuni strumenti musicali. Cominciamo quindi dal giallo che per Kandinsky è follia vitale, irrazionalità cieca. Utilizzando una metafora, è come il suono di una tromba. Ma il giallo è anche eccitazione che può generare nuove idee. L'azzurro invece, per il pittore russo, indica distanza.  Lo strumento musicale che potrebbe rappresentarlo al meglio è il flauto.

Il blu invece, colore del cielo, è profondo: se è intenso può generare quiete, se vira sul nero diventa drammatico. Lo strumento musicale che si avvicina di più? Il violoncello. Il rosso è irrequieto, vivace, vitale. Se è scuro concilia la meditazione ed è paragonato al suono di una tuba. Energia e movimento sono espressi dal colore arancione che si può paragonare al suono di una campana o di un contralto. Il verde? Assoluta mobilità in un'assoluta quite. Fa annoiare, insomma, questo colore?
Piuttosto produce un appagamento e ha i toni semigravi del violino. Passiamo al viola, un colore instabile per Kandinsky, paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto. Il marrone esprime invece ottusità, durezza, mancanza di dinamismo.  Il grigio, come il verde, è ugualmente statico ma il muro di silenzio assoluto, sentito interiormente come non-suono, è il bianco. Ma il silenzio è come una battuta e l'altra di un'esecuzione musicale e prelude dunque altre note. Il bianco è vita, al contrario del nero, che è mancanza di luce e presagio di morte. La pausa finale di concerto anche se fa risaltare tutti gli altri colori. 

La repubblica.it


Valerio Barba, creativo, blogger, progettista grafico, amante dell'arte e del design, 
studia e progetta campagne pubblicitarie, disegna caratteri tipografici, sperimenta tecniche artigianali, progetta marchi e identità visive, restyling e redesign marchi, disegna e realizza t-shirt personalizzate.

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