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Sei proprio il mio typo

Il libro che ho appena acquistato è che voglio consigliare oggi è di Simon Garfield. Sei proprio il mio typo, sottotitolo, la vita segreta dei caratteri tipografici. Ebbene si. Bisogna sapere che i caratteri tipografici o font che dir si voglia non solo hanno una vita più o meno nota, ma hanno una storia e un creatore, una fonderia, una casa di produzione. Cosa più importante sono portavoci un messaggio che non è solo relativo al contenuto semantico ma è l'espressione delle qualità grafiche. Di seguito la descrizione e le note di copertina del libro. 
Valerio Barba 

<< I caratteri esistono già da 560 anni. Perciò quando il britannico Matthew Carter creò il Verdana e il Georgia sul suo computer degli anni '90, come differenziò le sue A e le sue B da quelle esistenti? E come avrà fatto un suo amico a inventare il Gotham, la font che ha aiutato Barack Obama a diventare presidente? E cosa rende un carattere presidenziale o americano oppure britannico, francese, tedesco, svizzero o ebreo? Si tratta di misteri oscuri e questo libro vuole provare a svelarvi.>>

Pressoché sconosciute fino a vent'anni fa, grazie all'avvento della tecnologia informatica oggi le font sono a tutti gli effetti protagoniste del nostro quotidiano. Ma quali sono state le tappe che le hanno portate a uscire dalla ristretta cerchia di addetti ai lavori e di qualche sparuto appassionato? La risposta è in questo saggio di Simon Garfield, che rappresenta un autentico compendio della secolare storia della tipografia, da Gutenberg ai giorni nostri, che conta oltre centomila tra font e caratteri tipografici, ognuno con le sue peculiarità e le sue alterne fortune. Condito di aneddoti sul design delle parole intorno a noi, "Sei proprio il mio typo" si impone come testo di riferimento per quanti desiderano conoscere l'affascinante mondo delle font che, come sottolinea l'autore, non sono il semplice disegno di lettere dell'alfabeto, ma costituiscono un vero e proprio veicolo di emozioni. E, come vedremo, è proprio in virtù di questa loro innata capacità comunicativa che, in molti casi, sono finite per diventare icone universalmente riconoscibili, scolpite per sempre, nel bene e nel male, nell'immaginario collettivo di ogni epoca e latitudine.

Simon Frank Garfield (nato il 19 marzo, 1960) è un giornalista e un autore britannico. Ha studiato presso l'University College School indipendente in Hampstead, Londra, e alla London School of Economics, dove è stato direttore esecutivo di The Beaver.

Siat - Behind the logo

Di seguito alcune delle proposte grafiche più o meno sviluppate nell'idea per Siat Sindacato Italiano Autonomo Trasportatori che hanno portato alla realizzazione del logo. Alcuni sono solo spunti. L'ultima immagine è il logo attuale. Fin da subito i concetti che ho voluto far passare erano legati al lavoro evocato dalla ruota dentata o comunque ingranaggio, meccanismo e la strada = trasporto. Progetto grafico, ideazione logo a cura di Valerio Barba Design Progettista grafico, creativo, blogger, amante dell'arte e del design, progetta marchi e identità visive, sperimenta tecniche artigianali. 

Valerio Barba






























Helvetica

La scelta di un carattere tipografico o di una font è molto importante nella progettazione di un artefatto visivo. La decisione di usare un font rispetto a un altro deve essere ponderata, pensata, motivata e non lasciata al caso. << “I caratteri devono parlare da soli, come le immagini. Da oltre 500 anni siamo abituati a considerare i caratteri semplicemente per il loro contenuto semantico e ne trascuriamo quello grafico. Bisogna abbandonare questa mentalità e iniziare a trattare i caratteri come elementi dotati di vita propria”. Per questo è importante conoscere fino in fondo un carattere tipografico. 

Valerio Barba

Helvetica è un carattere tipografico creato nel 1957 da un'idea di Eduard Hoffmann, direttore della fonderia Haas di Münchenstein, in Svizzera, e disegnato da Max Miedinger. Nel 1956 Hoffmann, direttore di una fonderia a Münchenstein, decise di creare un nuovo carattere senza grazie per salvare la sua azienda dall'imminente fallimento che di lì a poco sarebbe stato causato dal successo globale del carattere Akzidenz Grotesk, della concorrente stamperia H. Berthold AG.

 Incaricò Miedinger, un ex impiegato commerciale della Haas, e ora disegnatore freelance, di disegnare un set di caratteri senza grazie da aggiungere alla loro linea. Il risultato fu dapprima denominato Neue Haas Grotesk, ma il nome fu successivamente cambiato in Helvetica (derivato da Helvetia, il nome latino per la Svizzera), quando le società tedesche Stempel e la Linotype introdussero sul mercato la serie completa di caratteri nel 1961. 

Introdotto nel bel mezzo di un'onda rivoluzionaria nel campo del lettering, la popolarità del carattere svizzero fece presto breccia nelle agenzie di pubblicità, molte delle quali vendettero questo nuovo stile di disegno ai loro clienti; l'Helvetica così comparve rapidamente nei marchi aziendali, nel signage per i sistemi di trasporto, nelle stampe d'arte ed in altri innumerevoli campi della comunicazione d'impresa. Nel dicembre 1989, grazie all'intervento di Massimo Vignelli, l'Helvetica divenne il carattere tipografico ufficiale per l'intera segnaletica della città di New York, dalla metropolitana ai treni, dai cartelli stradali alle mappe della città, vincendo la sfida contro l'allora preferito Standard (Akzidenz Grotesk). L'inclusione, nel 1984, nei caratteri di sistema Macintosh confermò la sua diffusione anche nella grafica digitale.

L'Helvetica ha riscontrato un particolare successo nel mondo della grafica e degli anni settanta. Caratteristica di questo carattere è la sua eleganza, unita ad un elevato grado di neutralità e di tecnicismo molto apprezzati dai grafici della scuola svizzera per le sue essenzialità, alta leggibilità e risolutezza formale. Una vasta serie di aziende multinazionali e di marchi internazionali utilizzano l'Helvetica come carattere nel proprio logo (in alcuni casi con lievi variazioni). 


Viene inoltre largamente impiegato nell'industria chimica e farmaceutica, ed è stato scelto anche dalla NASA per la dicitura "United States" sullo Space Shuttle e dalle Forze dell'Ordine italiane per le diciture "Polizia" sulle divise e "Carabinieri" sulle divise e sugli automezzi.


Ha ispirato il grafico italiano Bob Noorda per la realizzazione del carattere Noorda utilizzato per la Segnaletica e allestimento della Metropolitana Milanese.Nel corso degli anni, l'Helvetica ha ricevuto critiche. In particolare i designer di fama internazionale Erik Spiekermann, Stefan Sagmeister e David Carson, accusano il carattere di essere noioso, freddo, impersonale, e ormai troppo inflazionato nel campo del design.Tuttavia il carattere ha ricevuto apprezzamenti dalla maggior parte degli addetti ai lavori. 

Uno dei suoi più grandi estimatori è Wim Crouwel, il quale ricorda così la sua prima impressione alla comparsa del carattere nei primi anni sessanta: «Helvetica fu un grande salto dal XIX secolo... Ci impressionò molto per la sua neutralità, parola che amavamo molto. Perché in alcuni casi il carattere deve essere neutrale, non deve portare un significato intrinseco nel suo aspetto. Il significato deve uscire dal testo, non dal carattere tipografico»


Wikipedia


Cartelle portadocumenti

Cartelline Rotary Club Subiaco - Siate nel mondo - 
Realizzazione e elaborazione grafica a cura di Valerio Barba  

Cartelline portadocumenti. Come vengono realizzate? 
Oggi su www.valeriobarbadesign.blogspot.it scopriremo le fasi di progettazione grafica, stampa e allestimento che porteranno alla realizzazione di cartelline portadocumenti professionali.  




Le cartelline portadocumenti sono uno dei prodotti cartacei che un buon graphic designer progetta insieme all'immagine coordinata di una società, club, azienda, ente istituzionale.
Coerentemente con il resto dell'identità visiva, buste, carta intestata, modulistica la cartellina necessita di un visual che può essere il logo e del testo, solitamente sul fronte ovvero sulla pagina davanti. 
La cartella classica formato chiuso è poco più grande di un A4 ed ha all'interno una tasca per inserire i fogli o documenti prevalentemente A4. Le dimensioni di un A4 sono 21cm  x 29,7cm. Quindi è bene progettare la cartella un centimentro più grande. La scelta del tipo di carta è importante. 

Solitamente si usa una 160 gr che verrà poi plastificata all'esterno tanto da irrigidire ancor di più il contenitore. La tasca è progettata dal grafico è può essere di varie forme. Se la quantità di cartelline da produrre è elevata, la tasca viene realizzata da una fustella in tipografia ed  è parte della carta, quindi verrà poi ripiegata. Chiamasi fustella uno strumento in grado di ritagliare la carta realizzando una forma particolare differente dalla classica taglierina.  Se invece il numero di copie è basso la tasca in precedenza fustellata (sagomata) si applicherà con una colla o con un nastro adesivo speciale.
 La grafica è a discrezione del progettista d'accordo con il committente. Può occupare solo l'esterno come anche l'interno della cartella.  In questo caso bisognerebbe progettare graficamente anche la tasca per uniformarla al resto. 

Facciamo l'ipotesi che dobbiamo realizzare un piccolo numero di cartelle con la grafica solo all'esterno e che gli interni e la tasca saranno caratterizzati dal bianco come nelle immagini sopra. Quando si progetta una cartellina sul software di computer grafica bisogna ragionare a formato aperto. Vuol dire che la cartellina 22 cm x 30,5 cm aperta sarà 44 cm x 30,5 cm. Il nostro file pdf pronto per la stampa avrà quindi le dimensioni del formato aperto (spiegato) , dove la metà ovvero dove avverrà la piega sarà individuata da una guida e la prima pagina, il fronte della nostra copertina si troverà sulla destra del foglio sul pc.  Una volta progettata graficamente tenendo conto di margini al vivo, piega, tasca e interni siamo pronti per stamparla. Il file viene impaginato in questo caso all'interno di un formato super A3 e plastificato. Sarà poi rifilato per far si che lo spreco di carta sia minimo da una taglierina. 

La piega dopo la stampa sarà opera di una cordonatrice macchina per realizzare una lieve incisione che aiuterà il foglio ad essere appunto piegato. 
Manualmente si utilizza uno strumento chiamato osso, simile a una stecca di dimensioni 10 cm x 2 cm  dotata di due estremità curve adatte a incidere la carta e a stenderla successivamente. E' arrivato ora il momento di applicare la tasca già sagomata con una colla speciale. Et voilà! Abbiamo le nostre cartelline pronte per essere utilizzate! Di seguito alcuni esempi di cartelle presi dal web.   

di Valerio Barba, progettista grafico, creativo, amante dell'arte e del design, progetta marchi e identità visive, sperimenta tecniche artigianali, stampa serigrafica e incisione sul legno.







Herbert Lubalin

 Herbert Lubalin  nasce a New York nel 1918. È riconosciuto come uno dei più grandi maestri di grafica e design, da sempre. Per oltre quaranta anni, Lubalin, contribuisce ad innovare e rendere più vivace la grafica in tutti i settori nei quali lavora. 

I suoi lavori, infatti, vengono esposti nei musei di tutto il mondo, da Parigi a Barcellona, da Tokyo a San Paolo. La passione di Herb Lubalin è sicuramente la tipografia...i caratteri. Non si stanca mai di ripetere che, secondo lui, ogni art director dovrebbe conoscere molto bene tutti i caratteri esistenti e dovrebbe usarli in modo elastico, malleabile. 

Lubalin, infatti, usa i caratteri in modo estremamente flessibile, li compatta, li allunga e addirittura li ridisegna. In un suo commento sottolinea che "I caratteri devono parlare da soli, come le immagini. Da oltre 500 anni siamo abituati a considerare i caratteri semplicemente per il loro contenuto semantico e ne trascuriamo quello grafico. Bisogna abbandonare questa mentalità e iniziare a trattare i caratteri come elementi dotati di vita propria".(tratto da "I Grandi Maestri della Grafica - Fabbri Editori) Lubalin, nel 1945, diventa art director della "Sudler & Hennessey" (agenzia di pubblicità specializzata in prodotti farmaceutici). Questa esperienza è importante, per Lubalin, sia dal punto di vista artistico che manageriale. L’artista riesce a creare intorno a se, un gruppo di giovani designers, ai quali ispira stima e riesce a trasmettere stimoli e passione. Lui pretende sempre il meglio da se e dai suoi collaboratori ma la sua cordialità rende tutto più facile e costruttivo. 

Il manifesto antimilitarista (NO MORE WAR) risale a questo periodo: il carattere lineare e grassetto, il fondo nero, gli insetti che camminano sulle scritte, trasmettono inquietudine e un’angoscioso senso di morte. Nel 1964, Lubalin, apre lo studio "Herb Lubalin Inc" che si trasforma nel tempo, fino a divenire, nel 1980, il "Lubalin, Peckolick Associates Inc". Inizia ad occuparsi, non solo di pubblicità, ma anche di packaging, grafica editoriale e progettazione dell’immagine aziendale coordinata per società importanti. 
I suoi maggiori successi editoriali li riscontra con le riviste "Eros" e "Avant Garde" che sbalordiscono i lettori americani, non solo per i contenuti editoriali trasgressivi ma soprattutto per la veste grafica. Lubalin disegna il logo "Avant Garde" inventando perfino un font che porta lo stesso nome e che diventa molto presto uno dei caratteri più usati dai graphic designers  e art director del mondo. 
Nel 1974 fonda la rivista tipografica "U&Lc."; questa creazione gli da la libertà di promuovere autonomamente le proprie idee sulla grafica e di occuparsi più profondamente del mondo tipografico. Con la rivista "U&Lc." che diventa la più importante nel settore dell’industria tipografica (vengono presentati ogni anno, provenienti da tutto il mondo, circa 100 caratteri nuovi), Lubalin conferma la sua destrezza di disegnatore a livello internazionale. Herb Lubalin è ricordato ancora oggi non solo per le sue doti di artista geniale ma anche per quelle di eccellente insegnante. Insegna per molti anni alla Cooper Union School di New York e nelle principali università americane ed europee.

I 10 comandamenti della Tipografia

Sicuramente non è la prima volta che qualcuno edita un articolo con un titolo del genere o su questo tema.  Comunque è sempre bene ripetere alcune nozioni. E' vero anche che come in tutte le cose non bisogna essere troppo legati alle regole. Io sono dell'idea che nella grafica come in altri ambiti creativi bisognerebbe conoscerle tutte per evaderle sapientemente.  Di seguito le fantastiche info grafiche di @DesignMantic.com.  Valerio Barba 


1. Conoscere le vostre famiglie di font. Mai sentito parlare di Ghotms?

2. Combinare un carattere sans-serif con un font serif. Senza grazie e con

3. Combinare un font serif con un font sans-serif.

4. La combinazione di due caratteri simili non è “cool”.

5. Il contrasto è la chiave.

6. Optate per due font, procedete con tre solo se necessario.

7. Non mescolare diversi stati d’animo.

8. Combinare caratteri simili per epoche.

9. Utilizzare diversi “pesi” di font della stessa famiglia.

10. Evitate certi tipi di carattere.



Helvetica, il primo film sul graphic design.

Helvetica il primo film dedicato al graphic design e alla tipografia. Ha avuto l’ambizione di presentare al grande pubblico, non solo dei designer, la storia e il valore culturale, psicologico ed estetico di un carattere che milioni di persone si trovano di fronte, in tutto il mondo, diverse volte al giorno.


Helvetica è una pellicola indipendente, un film-documentario sulla tipografia, il disegno grafico e la cultura visiva globale.
Mostra la proliferazione di un set dei caratteri (celebrandone il cinquantesimo compleanno nel 2007) come componente di una più grande conversione di stili comunicativi.
La pellicola è un’esplorazione ed allo stesso tempo una discussione con i progettisti della comunicazione circa il loro lavoro, il processo creativo e le scelte estetiche dettanti l’utilizzo di un font, piuttosto che di uno stile.
Il documentario, di produzione indipendente, prodotto e diretto adesso da Gary Hustwit ha l’ambizione di presentare al grande pubblico, non solo dei designer, la storia e il valore culturale, psicologico ed estetico di un carattere che milioni di persone si trovano di fronte, in tutto il mondo, diverse volte al giorno.

Gli intervistati in Helvetica includono alcuni dei nomi più illustri e più innovatori nel mondo del design, compreso Erik Spiekermann, Matthew Carter, Massimo Vignelli, Wim Crouwel, Hermann Zapf, Neville Brody, Stefan Sagmeister, Michael Bierut, Jonathan Hoefler, Tobias Frere-Jones, Experimental Jetset, Michael C. Place, Norm, APFEL, Pierre Miedinger, Bruno Steinert, Otmar Hoefer, Rick Poynor, Lars Muller e molti altri.
Helvetica è il primo film dedicato al graphic design e alla tipografia.

www.draft.it

Dadafont

Aggiornato 22.02.2017
Dadafont è un carattere tipografico progettato da Valerio Barba ispirato fondamentalmente a quello che nei primi anni del 1900 veniva chiamato Dadaismo. Il Dadaismo non fu un movimento esclusivamente culturale, letterario, musicale, politico e filosofico. 

Di fatto fu tutto questo e il suo contrario. Antiartistico, letteralmente provocatorio, musicalmente giocoso, radicalmente politico benché antiparlamentare e a volte solo infantile. Così Dadafont cerca di rendere omaggio a un pensiero totalmente rivoluzionario e innovativo nei suoi canoni. Le forme del carattere Dadafont si basano principalmente sul design di due opere dadaiste espressione del movimento artistico nato a Zurigo.


 La famosissima fontana di Duchamp, in realtà un orinatoio capovolto poggiato su un piedistallo e un ferro da stiro con chiodi di rame di Man Ray. Il genio dei due artisti sta nel distruggere con un semplice gesto la funzionalità dell'oggetto. Duchamp come aveva fatto con la gioconda di Leonardo, dove si prendeva gioco della sessualità dell'autore, così farà con l'orinatoio. L'obbiettivo degli artisti Dada era dare agli oggetti di uso comune una connotazione artistica. Così il ferro da stiro con i chiodi perde il suo scopo pratico. Nasce così un conflitto tra funzionalità e fallimento della funzione. Da questo conflitto si sprigiona il potenziale ironico e dadaista dell'opera. Dadafont è tutto questo! Un espressione di idee attraverso un tratto gestuale come fosse una pennellata di un quadro. 


Dadafont è una font per display e per titoli priva di caratteri minuscoli e speciali. Da apprezzare prevalentemente a stampa e a corpi maggiori di 12 in modo da individuarne le caratteristiche estetiche. Il tratto gestuale delle principali lettere che compongono la font è il risultato di un attento studio delle opere dadaiste in questione. La sintesi del design degli oggetti è un segno morbido e curvilineo. La fontana partorisce la A dalla quale si generano i tratti inclinati.


 Il ferro da stiro da vita alla R e a tutti i tratti rimanenti curvilinei. La progettazione afunzionale, anarchica e non sense delle opere dada dona alla font quelle caratteristiche cariche di ingenuità e infantilità che rendono i tratti del carattere ancora più giocosi e liberi di muoversi come se il carattere fosse vivo in continuo movimento. I rigonfiamenti sono sinonimo di questa linfa che corre attraverso le forme della font. Seppure la  progettazione delle opere dada è molto casuale se non inesistente, la progettazione della font segue delle regole geometriche. I costruttivi sono la dimostrazione che dietro ogni artefatto visivo anche il più non sense e astratto come quello di questa font c'è il progetto.  











di Valerio Barba


barbavaleriodesign@gmail.com