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The Corporation

Oggi voglio consigliare la visione di The corporation un documentario canadese del 2003. L'immagine in foto non ha bisogno di ulteriori commenti. E'  diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott e tratto dall'omonimo libro di Joel BakanIl documentario analizza il potere che hanno le multinazionali nell'economia mondiale, dei loro profitti e dei danni che creano.    Valerio Barba

Le corporation sono oggigiorno persone giuridiche che hanno l'obbligo di mettere la tutela dei loro azionisti, cioè la realizzazione di un profitto, al di sopra di ogni altro obiettivo. Per questo, esse non hanno alcun interesse a salvaguardare la natura o il benessere dei lavoratori: ad essere danneggiata dall'opera delle multinazionali, quindi, è la società. Il documentario spiega questo fenomeno e lo illustra con vari esempi, che comprendono, fra l'altro: lo sfruttamento della manodopera, specialmente nei paesi centroamericani, portato alla luce dalle indagini del Comitato Nazionale Americano per il Lavoro; la sintetizzazione e la diffusione di sostanze chimiche pericolose per la salute, come il DDT e l'Agente Arancio, prodotto dalla Monsanto e usato in Vietnam dall'esercito americano; la somministrazione alle mucche di un ormone (l'rBGH della Monsanto, detto anche rBST o Posilac). 

Questa sostanza, considerata sicura dalla Food and Drug Administration (FDA), avrebbe dovuto aumentare la produzione di latte, ma invece ha provocato casi di mastite (infiammazioni delle mammelle) delle mucche, che a sua volta ha provocato l'infezione batterica del latte. Un programma di Fox News ne avrebbe dovuto parlare, ma la Monsanto, con l'appoggio della Fox stessa, l'ha censurato; l'inquinamento delle fabbriche e di allevamenti animali; la pubblicità rivolta ai giovani di oggi, più sofisticata e creata appositamente perché i bambini condizionino gli acquisti dei genitori. Le corporation fanno leva sulla loro vulnerabilità per vendere i propri prodotti e per creare un esercito di "piccoli consumatori" che hanno cieca fiducia nelle multinazionali;  la diffusione di pubblicità occulta per introdurre un marchio nella vita quotidiana;

il processo condotto dalla General Electric e dal prof. Chakrabarty contro l'Ufficio brevetti americano, che aveva rifiutato di brevettare un batterio geneticamente modificato.  Prima di questo processo non era possibile brevettare esseri viventi, ma dopo la vittoria della multinazionale, questa regola è stata modificata e ora il divieto vale solo per la specie umana; le privatizzazioni dei beni pubblici, fra cui quella dei servizi idrici di una città boliviana (Cochabamba) che dava la possibilità a una multinazionale di distribuire l'acqua in cambio di un quarto del reddito dei cittadini, prevaricando, inoltre, i loro diritti. La popolazione si ribellò, ci furono degli scontri che provocarono numerosi feriti e un morto; la collusione fra le corporation e i regimi dittatoriali, specialmente fra l'IBM di New York e il Terzo Reich. Guarda l'intero documentario su You tube -->> https://www.youtube.com/watch?v=Sa74wjxGfH8


Santa Claus & Coca Cola, un brand tradizionale

La storia di Santa Claus, racconta, secondo varie rappresentazioni giunte fino a noi che questi vestisse di verde, sulla base delle tradizioni scandinave da cui è nato il mito. Il colore rosso dei suoi abiti gli è stato attribuito in seguito da un marchio, quello della Coca Cola, che per avvicinarsi al mercato dei bambini, modellò l'originale Santa Claus regalandogli un nuovo look sapendo imporre la sua figura  così come la conosciamo oggi, rigorosamente in rosso. In effetti i colori sono quelli del marchio della bibita, e il personaggio apparve in una campagna pubblicitaria del 1931, accompagnando l’espansione egemonica della cultura a stelle e strisce: la stessa che ha sostanzialmente scristianizzato il Natale, togliendo ogni riferimento alla nascita di Gesù. Fino al 1930 Santa Claus era dipinto con un aspetto elfico, piccolo e magro, finché l’artista Fred Mizen non disegna un personaggio diverso, paffuto e vestito di rosso che beve un bicchiere di Coca Cola, immagine poi utilizzata dal brand nella campagna stampa natalizia dello stesso anno. La campagna ottiene da subito un grande successo, tanto che l’anno dopo Coca-Cola Company incarica il disegnatore Haddon Sundblom di creare delle illustrazioni pubblicitarie con protagonista un Santa Claus paffuto e umano, che si rifaccia al disegno di Mizen e che riesca ad entrare in empatia con i consumatori. 

Sundblom accentuò le caratteristiche del Santa Claus leggendario per renderlo l’uomo perfetto della Coca-Cola; vestito di rosso brillante, sempre allegro e colto in stravaganti situazioni concluse con la famosa bibita in mano alla fine di una dura notte di lavoro a consegnare doni. Negli anni successivi il Babbo Natale della Coca-Cola inizia a diventare un simbolo ufficiale delle feste, e le campagne pubblicitarie del brand ottengono sempre più consenso; In una serie di disegni pubblicati nel 1869 si può apprezzare il personaggio pressoché identico all’attuale e con le stesse abitudini.  Nel 2001, Coca-Cola inizia anche con le campagne pubblicitarie televisive, e il primo spot diretto dal premio Oscar Alexandre Petrov, riprende proprio un’opera di Sundblom e il risultato è senza dubbio encomiabile. Coca-Cola quindi, attraverso ottime azioni di marketing, è riuscita a influenzare l’immaginario della popolazione americana e a cascata anche quelle degli altri paesi, riuscendo in un’impresa più unica che rara: collegare a doppio filo il suo brand al simbolo per eccellenza delle feste natalizie, Babbo Natale.

Valerio Barba

Milton Glaser e le origini del logo I LOVE NY

Un documento preziosissimo per tutti quelli che lavorano nel settore e amano la progettazione grafica e il design. Un video da vedere e rivedere. Da studiare e prendere appunti. A parlare in video sono Giuseppe Liuzzo in arte Bob celebre youtuber e Milton Glaser, designer americano autore di molti progetti tra cui il logo famosissimo logo I love New York. Parlando dell'era tecnologica nell'intervista Milton dice che tutti pensano di saper fare tutto di conseguenza la professionalità non ha più valore. I graphic designer diventano cosi l'ultimo livello di una piramide dove c'è in primis l'azienda (cliente), poi l'agenzia di marketing e infine il progettista grafico. Il loro ruolo si riduce a quello di semplici esecutori. Parlando del suo logo I love NY sostiene che la grafica deve essere intesa come funzione sociale da cui trarre beneficio. Alla domanda che ne pensa dei social network Milton risponde: << le nuove tecnologie e i social media non fanno per me... la tecnologia cambia la storia. E' come passare dall'affresco alla pittura ad olio che ti permette di portare in giro la tua tela. Ha trasformato la storia dell'arte. E' troppo presto per fare considerazioni sulla tecnologia. Un pesce dentro l'acqua non saprà mai di essere dentro l'acqua... La mia unica ispirazione è stato Paul Rand ma per me non è stato più influente di Piero della Francesca >> Ora basta con le parole guardate il video! Buona Visione!

Valerio Barba

 

Progettazione Logo

Una raccolta di marchi progettati su richiesta, per contest e su iniziativa personale. Brand di abbigliamento sportivo, partiti politici, sindacato, associazionismo, rock band sono alcuni degli ambiti per i quali sono stati realizzati i seguenti loghi. Progettazione grafica di Valerio Barba. info barbavaleriodesign@gmail.com 

Valerio Barba



Progettisti Europei Associati 

Consalppi - Consumatori Associati, Lavoratori, Pensionati e Precari Italiani
Fedarmec - Federazione Azienda Recupero e Mediazione del credito
Immexa - Immigrati Associati Extracomunitari
Movimento cinque stelle
Siat - Sindacato Italiano Autonomo Trasportatori
Forza Italia, Simbolo partitico 

Comune di Roviano, marchio turistico
Repubblica Italiana
Riverbero, Rock band 
Paiel, Associazione Culturale Danza
Unay - concorso in collaborazione con la FAO
Vertical Emotion - Marchio abbigliamento sportivo

Italia Executive - Studio di progettazione
Partito democratico 



Progettisti Europei Associati

Progettazione marchi d'abbigliamento

Di seguito una serie di lavori realizzati in serigrafia.   Progettazione grafica marchi Valerio Barba.  Ideazione e realizzazione.  Info: barbavaleriodesign@gmail.com!

















Branded

Branded è un film del 2012 scritto e diretto da Jamie Bradshaw e Aleksandr Dulerayn. In un futuro distopico in cui i marchi aziendali hanno creato una popolazione disillusa, lo sforzo di un uomo per trovare la verità dietro la cospirazione porterà ad un'epica battaglia con le forze nascoste che controllano il mondo. Misha (il protagonista) ha raggiunto il successo come creativo pubblicitario ma un incidente tragico sul set di uno dei suoi spot tronca la sua carriera e lo costringe a un lungo esilio volontario. Dieci anni dopo, si ritrova di fronte a un mondo totalmente cambiato, popolato da strane creature che solo lui riesce a vedere e che hanno la capacità di influenzare i pensieri e le azioni delle persone. Ben presto, si rende conto che le creature sono il frutto di una campagna pubblicitaria clandestina, creata dalla azienda un tempo rivale alla sua per sottolineare gli effetti benevoli del grasso e spingere i consumatori a mangiarne il più possibile. Al fine di salvare l'umanità, Misha usa le sue competenze nel marketing per studiare un piano che lo porterà in rotta di collisione contro gli interessi di una multinazionale, disposta a tutto pur di salvare il proprio fatturato e controllare tutto il pianeta.

Valerio Barba, creativo, blogger, progettista grafico, amante dell'arte e del design,  disegna caratteri tipografici, sperimenta tecniche artigianali, progetta marchi, campagne pubblicitarie e identità visive! 

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