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Fluctuat nec mergitur




Lo stemma della città di Parigi, nella sua forma attuale, risale al 1358, anno in cui il re Carlo V concede il capo seminato di gigli di Francia. La nave, chiamata Scilicet, era l'emblema della potente corporazione dei Nautes o Marchands de l'eau (mercanti dell'acqua), che gestì la municipalità durante il medioevo. Il motto della città, « Fluctuat nec mergitur » naviga ma non affonda, è sempre un riferimento a questo battello. Il motto compare per la prima volta alla fine del XVI secolo, ma fu ufficializzato solo da un decreto, datato 24 novembre 1836, del Barone Haussmann.
 Nella rappresentazione completa l'arma riporta le decorazioni che la città è autorizzata a inserire sul proprio stemma, la legion d'onore (decreto del 9 ottobre 1900), la croce della Guerra 1914-1918 (decreto del 28 luglio 1919) e la croce della Liberazione (decreto del 24 marzo 1945). Al di sopra dello stemma è presente una corona muraria d'oro a cinque torri, mentre a destra è presente un ramo di quercia e a sinistra uno d'alloro. Il motto è solitamente riportato al di sotto.
Una nave, o un vascello, sembra essere stata da sempre il simbolo della corporazione dei marchands de l'eau che è all'origine della nascita della municipalità parigina. Questo simbolo potrebbe anche risalire ai nautes di Lutezia dell'età gallo-romana, anche se la sua forma non è sempre stata la stessa.



La prima menzione dell'arma di Parigi è del 1190 allorquando Filippo Augusto, al momento della partenza per la Terra santa, concede il primo blasone alla città: I colori tradizionali della città di Parigi sono, da lunga data, il rosso e il blu. La loro prima apparizione ufficiale è dell'anno 1358, quando Étienne Marcel, prevosto dei mercanti, all'epoca in conflitto con il delfino di Francia, futuro Carlo V, fece vestire ai suoi partigiani degli chaperon rossi e blu. I colori di Parigi, blu e rosso, uniti al bianco della casa reale diedero origine al tricolore francese. Wikipedia



Fluctuat nec mergitur - Paris - Redesign di Barba Valerio  

Clet Abrahm Tribute

L'artista in questione è CLET Abrahm. secondo me geniale. Scultore e pittore vive dal 1990 in Italia. Intendendo la segnaletica stradale come una forma di imposizione da parte dell'autorità è convinto che bisogna opporsi a questi continui obblighi secondo lui inutili attraverso degli stickers stravolgendo il significato del segnale. Ha un pensiero tutto suo, molto interessante che condivido sulle leggi e sul rispetto di esse. Questo è il link di un suo commento a Bologna nel 2012 -->> www.youtube.com/watch?v=fxEujbWvWIc mentre qui di seguito trovate una raccolta di suoi interventi visivi intitolata Clet Abrahm Tribute.


















Guidonia Montecelio (RM)

Piatto/tagliere 22 cm, riproduzione in pirografia,
stemma araldico di Guidonia Montecelio
Realizzazione Valerio Barba Design 


Monticelli fino al 1870, poi Montecelio, divenne nel 1937 Guidonia in memoria dell'aviatore Guidoni, dopo la costruzione di un grande centro aereonautico. Comunque si crede che la città tragga le proprie origini dalla antica città Corniculum. Fu feudo di Conti, degli Orsini, dei Cesi e dei Borghese. In origine, come documentato dalle impronte dei sigilli, lo stemma consisteva in una collina a tre cime con sopra un uccello con il volto a sinistra. Oggi lo stemma è bipartito, con a sinistra la figurazione appena descritta ed a destra una banda con la sigla S.P.Q.C.

Stemmi e sigilli 

Orvieto 2015

 Photo by Valerio Barba - Esperimenti sul segno è un uconcetto che nasce in maniera umile e spontanea come una serie di pirografie realizzate su legno.  Il progetto è realizzato da Valerio Barba ed abbraccia tutte le discipline visive arti minori in questo caso la fotografia. Esperimenti sul segno intesi come vere e proprie verifiche fatte in un laboratorio. L'idea di sperimentare nasce dall'esigenza di fare esperimenti sul segno iconico portavoce di un significato. Il segno non è più inteso come l'incontro della matita sul foglio, ma segno in quanto simbolo legato alla semiotica e alla simbologia insito nel linguaggio grafico e fotografico. Una targa alla memoria in primo piano, un bambino su un'altalena, un albero stroncato come la vita di un giovane ragazzo sono simboli emblematici che evocano inevitabilmente sensazioni vicine per alcuni lontane per altri. Valerio Barba 



Il reale significato della svastica


Il termine inglese e tedesco swastica deriva dalla parola sanscrita svastikah, che significa "essere fortunato". La prima parte del termine, svasti-, si può dividere in due parti: su- (buono), e -asti- (è). La parte -astikah significa semplicemente "essere". La parola è associata in India a momenti augurali - poiché significa "augurio". In India erano usate entrambe le svastiche, in senso orario e in senso antiorario, ma con significati differenti. La Svastica anche detta croce uncinata, è un simbolo più volte adottato nella storia da genti diverse in differenti epoche. 
Il simbolo della svastica è stato usato per migliaia di anni. Era noto alle tribù germaniche come "Croce di Thor", ed è interessante che il Nazismo non abbia usato quel termine che appartiene alla storia della Germania, ma abbia invece preferito "rubare" il termine indiano "svastica". Come "Croce di Thor", il simbolo fu anche introdotto in Gran Bretagna, nel Lincolnshire e nello Yorkshire, dai colonizzatori scandinavi, molto prima di Hitler. Ancor più interessante, il segno è stato scoperto in un tempio ebraico di duemila anni fa in Palestina, per cui Hitler (inavvertitamente?) ha "rubato" un simbolo ebraico, oltre ad un simbolo indiano. Nelle Americhe, la svastica fu usata dai nativi americani nel Nord, Centro e Sud America. Secondo Joe Hofler, che fa anche riferimento al Dott. Kumbari del museo di Urumqi nello Xinjiang, Cina, gli Indo-Ariani del ramo germanico sono arrivati in Europa circa duemila anni prima di Cristo, ed hanno portato con loro il simbolo della svastica (disco solare) della loro arte religiosa di quel periodo, come dimostrano gli scavi nelle tombe di Kurgan, nelle steppe della Russia e le tombe Indo-Ariane nello Xinjiang, Cina. 

La prima menzione documentale di questo simbolo si trova nel libro sacro dell'Induismo e nelle aree intorno all'India pare essersi diffusa, nella duplice forma con i rebbi rivolti a destra (senso orario) o a sinistra (senso antiorario), come schema grafico votivo implorante benessere e fortuna. Ebbe anche la funzione di rappresentare in via stilizzata il Sole. Fu poi in uso presso popolazioni delle più diverse, come ad esempio fra gli Indiani d'America, che cancellarono dalla loro tradizione questo simbolo durante la Seconda Guerra mondiale. La sua odierna notorietà è infatti legata alla sua adozione da parte del partito nazionalsocialista tedesco prima e del Terzo Reich dopo. 
L'introduzione in Germania e in Austria avvenne grazie al monaco Adolf Lanz che, nel 1895 in un viaggio in India, aveva acquistato nei dintorni di Calcutta un anello venduto da un santone per pochi soldi dove era impresso questo simbolo, considerato un simbolo di vita eterna e per questo il simbolo supremo del predominio della casta ariana, che aveva dominato l'India fin dall'antichità. 




Una svastica è incisa nel tufo di una tomba etrusca nel Cavone di Sovana, una città etrusca in provincia di Grosseto, (frazione del comune di Sorano). Una svastica è anche disegnata su un busto femminile in terracotta policroma, custodito nel museo di Paestum. Una serie di svastiche sono scolpite lungo i quattro lati del pulpito della Chiesa di S.Ambrogio, a MilanoIn Italia l'uso di questo come altri simboli e gesti legati al nazismo o al fascismo era divenuto illegale dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ultimamente, l'uso della svastica è stato ripreso dal movimento spirituale cinese del Falun Gong, che ne fa un uso di tipo tradizionale: il simbolo rappresenterebbe il divenire e l'eterno scorrere delle cose nell'universo.


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