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Ormai è il colore preferito dalla maggior parte delle persone, eppure la storia ci insegna che non è sempre stato così: presso gli antichi Greci e Romani, per esempio, il blu aveva una connotazione fortemente negativa, tanto da essere associato agli spregevoli Barbari. A documentare la lenta ma progressiva inversione di tendenza che lo riguarda è un esperto in materia come Michel Pastoureau, che ripercorre le principali tappe di questo significativo rovesciamento e da vita a un articolato excursus storico che mette in luce l'uso quotidiano, la "rivalità" con gli altri colori, il valore simbolico, il ruolo economico, artistico e letterario che il blu ha avuto dal Neolitico sino ai giorni nostri. Considerato un fatto sociale in piena regola, il blu e le sue alterne fortune rappresentano pertanto il ritratto in continuo divenire di una società, quella umana, costantemente impegnata a fissare e ridefinire la propria scala di valori.
Michel Pastoureau (Parigi, 17 giugno 1947) è uno storico, antropologo e saggista francese. figlio dello scrittore francese Henri Pastoureau, dopo gli studi da archivista presso l’École nationale des chartes, dal 1972 al 1982 lavora al Cabinet des medailles dellaBibliothèque nationale de France. Dirige l'École pratique des hautes études, presso cui è titolare dal 1983 della cattedra di Storia della simbologia medievale. È membro dell’Académie internationale d'héraldique e vice presidente della Sociéte française d’héraldique. Autore di numerosi saggi di araldica, numismatica, sigillografia, ha svolto estese ricerche su bestiari e simboli medievali ed è conosciuto soprattutto come storico del colore[1]. Nel 1996 ha ricevuto la laurea honoris causa presso l’Università di Losanna. Nel 2010 con il saggio I colori dei nostri ricordi, uscito in Francia con l'Éditions du Seuil, ha vinto il Prix Médicis.
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