Quella che vi mostro oggi è uno scatto fotografico che ho realizzato in piazza cinquecento a Roma vicino la stazione Termini qualche anno fa. Era mattina presto.
E' l'unica fotografia realizzata da quando mi sono avvicinato a questa arte minore.
Perché l'unica dite? No, non l'ho fatta con una macchina usa e getta. E non sono neanche una di quelle persone che fa fotografie di tanto in tanto che si potrebbe pensare che non mi dedico più alla fotografia. Questo scatto è stato realizzato con una macchina Nikon Reflex Digitale d 60, con un obbiettivo 50 200.
Ci tengo a precisare il modello e queste informazioni più tecniche perché penso che non è la macchina che fa la fotografia ma l'idea e le sensazioni che trasmette. L'ultimo modello della Nikon in commercio non so nemmeno quale è, giusto per intenderci. Dicevamo perché l'unico? Beh l'unico innanzitutto inteso come l'unico scatto ad essere riuscito. Ho fatto e faccio miliardi di foto banali, ripetitive poco interessanti e mai originali.
E credo che questa sia la sola che posso chiamare tale. Quella mattina ero diretto per una visita al quartiere dell'Eur. Alla stazione Termini noto come ogni giorno una senzatetto anziana e claudicante che si aggira con un bastone in piazza Cinquecento. Conoscendo di vista la persona mi era nata la voglia tempo prima di fissare con uno scatto fotografico tutta l'umanità che quella senzatetto portava con sè. Armato della mia macchina inizio a fare qualche scatto da lontano con un certo riguardo anche per non dare nell'occhio.
Nell'arco di dieci minuti realizzo tre scatti. Un primo con il soggetto mosso. Il secondo sottoesposto. Il terzo perfetto. Nella mia foto molto fortuitamente ero riuscito ad immortalare l'anziana senza tetto, un signore in giacca e cravatta e una macchina dei carabinieri che passava lì per caso con all'interno un tizio che sporgendosi dal finestrino con un telefono era pronto a scattare una foto. Dal mio scatto il carabiniere sembra che stia fotografando l'anziana donna. In realtà poco più in là della senzatetto si trovava il vero soggetto dell'uomo nella macchina ovvero la scultura dedicata a Giovanni Paolo II.
Dalla mia foto il messaggio che passa è chiaro: il tizio nella macchina fotografa la senzatetto. Questo racconto per dire che secondo me la Fotografia non è solo un passatempo divertente che si esaurisce in un noioso pomeriggio o in un'attivita che si traduce in una mania di fotografare tutto e tutti.
La fotografia è una vero e proprio bisogno. La Fotografia va pensata, va ragionata, va cercata. Può arrivare anche dopo anni. Deve nascere da una esigenza personale. Da un pensiero che ti perseguita.
Da un qualcosa che ti colpisce e vive dentro di te. Può nascere anche fortuitamente.
Deve esserci in ogni caso quell'impulso dentro di noi che ci spinge a fotografare.
Nella Fotografia deve riconoscersi l'anima del fotografo.
Quella mattina feci una sessantina di scatti ma nessuno riusciva a convincermi più di quello. Di sessanta scatti e più di due ore di visita al quartiere dell'Eur sono tornato a casa con una sola Fotografia, quella fatta alla senza tetto! Soddisfatto ho capito che avevo realizzato qualcosa di speciale difficilmente imitabile!
di Valerio Barba