World Cup Russia 2018: analisi del marchio


Che dire ? Analizziamolo insieme. Rammentiamo i canoni che denotano la buona riuscita di un artefatto visivo e quindi  anche di un marchio: leggibilità, fruibilità, funzionalità, declinabilità, articolazione, gerarchizzazione, definizione cromatica, riducibilità e infine bellezza con tutta l'ambiguità del termine. Sono soddisfatti questi principi? La leggibilità da non confondere con le dimensioni  del logotipo o dell'icona è buona. Il marchio ha un disegno abbastanza minimale per essere comunque un marchio per una manifestazione come i mondiali. Per la fruibilità dovremo vedere come si comporta sulle varie piattaforme video e web ma grossomodo anche la fruibilità è soddisfatta come dimostra la foto su sfondo rosso e la proiezione dello stesso sottostante. Funzionalità ovvero comunicazione. Cosa ci comunica il marchio? Ci trasmette l'idea di Russia? L'idea creativa c'è. Il riferimento alla matrioska e ai costumi tradizionali, alla storia politica e allo spazio è chiaro. Anche la scelta del font possiamo ammettere che sia azzeccata. Articolazione e gerarchizzazione: forse troppo tradizionale da questo punto di vista però coerente con l'idea. Il marchio si presenta come quelli ideati in passato tanto da ricordarne qualcuno. Non accenna nulla di anticonvenzionale. (Perchè fare un marchio che eleva le tradizioni Russe e non rispetta la tradizione del progetto?) La definizione cromatica è buona. Rosso come i costumi tradizionali, blu come lo spazio dove Gagarin svolgeva la sua attività da astronauta. Riducibilità: unica nota negativa. Il marchio se ridotto al minimo perderà molti dettagli importanti come le stelline e i pianeti e le altre sue minuziosità. Tutto sommato un buon marchio che soddisfa quasi tutte le esigenze di un artefatto visivo come il logo di un evento come i mondiali di calcio in Russia del 2018. 

di Valerio Barba   


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